Libri per Natale

Libri per Natale? Che diavolo sono?

Dovrebbe servire da ammonimento per ogni genitore che ha deciso di andare in fondo al motto ‘la cultura innanzitutto’ anche a Natale.

Un bambino di tre anni ha perso la sua allegria di Natale quando ha ricevuto un libro come dono di Natale.

Il ragazzo si vede vestito con un pigiama ed praticamente sepolto in un mucchio di altri regali.

Egli strappa eccitato la carta da imballaggio per scoprire l’ennesimo misterioso regalo, che risulta essere di tre libri.

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Che cos’è questo, allora? Le mani eccitate del bambino strappano la carta da imballaggio per rivelare l’ennesimo regalo di Natale.

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C’è un regalo qui da qualche parte: dopo aver scartato quella che sembra essere una pila di libri, il ragazzo si agita nel tentativo di rivelare il ‘vero’ regalo.
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Oddio: Il totale disprezzo per il materiale di lettura è evidente sul volto del bambino come se avesse detto ‘Che diavolo è questo?’ ai suoi genitori, urlandolo a squarciagola.

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Con involontario ma superbo stile da commedia, il bambino passa al setaccio i libri, nel tentativo di trovare il ‘reale’ presente.

Quando si accorge che i libri sono davvero il regalo, il suo umore si sposta da eccitazione vertiginosa all’indignazione precoce.

“Libri?” egli tuona, guardando incredulo gli oggetti offensivi sparsi sul pavimento.

Quando suo padre ignaro conferma i sospetti del bambino, entrambi i genitori non sono risparmiati dall’ira del piccolo.

“Libri per Natale? Che diavolo sono?”

In piedi e allontanandosi, come se improvvisamente contengano qualcosa di contagioso, il bambino lancia un dito accusatore sui libri e aggiunge: “Non capisco i libri. Questo non è un giocattolo, che me ne faccio dei libri”.

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Esige una spiegazione. Ora è in piedi e punta il dito contro i libri: il bambino rivela tutto il suo odio e pensa che il dono è uno ‘schifo’.

Questo pacco sembra essere migliore. Il bambino si è spostato su un altro regalo, guardandolo con sospetto. Suo padre lo rassicura: “Non credo che quelli siano libri”.

Sia la madre sia il padre ascoltano ridendo la reazione del bambino, che sembra suscitare ancora maggiore emozione nel figlio.

Quando sua madre ripete “Sai che non è facile trovare libri giusti per Natale?” lui dice: “No. Li odio”.

Il commento potrebbe essere che lettori si nasce oppure si diventa. Dove finiranno quei soliti giocattoli regalati ai nostri figli a Natale? Distrutti o dimenticati nel giro di pochi giorni.

Un libro si può conservare per sempre. Quando il bambino diventerà adulto, ritrovando tra le mani la sua fiaba o un libro illustrato, penserà che i suoi genitori avevano fatto bene a regalargli un libro.

Non esistono solo ‘giocattoli’ per Natale.

I libri sono anche un divertimento per i bambini. Abituiamoli alla lettura fin da piccoli. Così cresceremo dei lettori.

Libri per Natale

Cosa ci deve insegnare l Olocausto

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COSA CI DEVE INSEGNARE L’OLOCAUSTO

Non tutte le vittime erano ebrei, ma tutti gli ebrei erano vittime. Perché è così importante il ricordo dell’Olocausto? Sei milioni di ebrei, vittime della Shoah, sono state diffamate, demonizzate e disumanizzate, come prologo o giustificazione per il genocidio. Dobbiamo capire che l’omicidio di massa di sei milioni di ebrei e milioni di non ebrei non è una questione di astratte statistiche.

Poiché a ogni persona corrisponde un nome – in ogni persona c’è un’identità. Ogni persona è un universo. Come i nostri saggi ci dicono: “Chi salva una sola vita, è come se lui o lei avesse salvato un intero universo’’. Così come chi ha ucciso una sola persona, è come se avesse ucciso un intero universo.

Il genocidio degli ebrei d’Europa è riuscito non solo per l’industria della morte e la tecnologia di terrore, ma anche a causa dello stato sanzionato dall’ideologia dell’odio. Questo insegnamento del disprezzo, questa demonizzazione dell’altro, questo è dove tutto ha avuto inizio. Come i tribunali canadesi hanno affermato nel sostenere la costituzionalità della legislazione antiodio, “l’Olocausto non è iniziato nelle camere a gas – è cominciato con le parole’’. Questi sono gli effetti catastrofici del razzismo.

Quarant’anni più tardi, negli anni Novanta, questa lezione è rimasta disattesa. La tragedia si è ripetuta. Abbiamo assistito, ancora una volta, a un aumento crescente dell’odio e dell’istigazione, che nei Balcani e in Ruanda ci ha portato alla strada del genocidio.

Il genocidio degli ebrei d’Europa è stato conseguito non solo a causa della cultura sottoscritta dallo stato di odio e dell’industria della morte, ma anche a causa dei crimini dell’indifferenza e a causa delle congiure del silenzio. Ricordiamo che l’etiope Haile Selassie invocò invano l’aggressione di Mussolini nel 1935. Il fascismo marciava avanti, ottenendo una vittoria dopo l’altra. Mentre si preparava la guerra, la Cecoslovacchia fu costretta ad arrendersi a Hitler nel 1938, ma ulteriori appelli per la pace passarono inosservati. La risposta fu l’indifferenza internazionale, e il risultato fu la guerra mondiale e il genocidio.

Abbiamo assistito a una terribile indifferenza e inerzia anche recentemente, finendo sulla strada dell’impensabile – la pulizia etnica nei Balcani – e lungo la strada dell’indicibile – il genocidio in Ruanda – indicibile, perché questo genocidio era evitabile. Nessuno può dire che non lo sapeva. Sapevamo, ma non abbiamo mosso un dito, come avremmo dovuto fare per fermare il genocidio in Darfur, ignorando le lezioni della storia, tradendo il popolo del Darfur, e deridendo la responsabilità di proteggere la gente dall’odio di massa.

Nel mondo in cui viviamo, ci sono poche persone disposte ad affrontare con coraggio la battaglia per l’antirazzismo.

È una nostra responsabilità abbattere questo muro d’indifferenza, spezzare queste cospirazioni del silenzio.

L’indifferenza e l’abulia a una mancata azione ci devono far riflettere – l’indifferenza di fronte al male è accondiscendenza con il male in sé – è complicità con il male.

Se il XX secolo – simboleggiato dall’Olocausto – è stato l’età delle atrocità, è stato anche l’età delle impunità. Alcuni dei responsabili sono stati assicurati alla giustizia, ma molti sono stati amnistiati o dimenticati. In questo contesto, l’istituzione del Tribunale penale internazionale deve essere visto come lo sviluppo più drammatico nel diritto internazionale penale, in quanto Norimberga dev’essere ricordata per scoraggiare atrocità di massa, per proteggere le vittime e perseguire i responsabili.

L’Olocausto è stato reso possibile non solo a causa della “burocratizzazione del genocidio”, ma anche a causa della complicità delle élite – medici, leader religiosi, giudici, avvocati, ingegneri, architetti, educatori, e simili. Come è nostra responsabilità dire la verità al potere, il potere deve tenere conto della verità.

Il genocidio degli ebrei d’Europa si è verificato non solo per la vulnerabilità dei senza potere, ma anche per l’impotenza del vulnerabili. Non è sorprendente che la triade di igiene razziale nazista – le leggi di sterilizzazione, le leggi razziali di Norimberga, il programma di eutanasia – mirava a coloro “la cui vita non era degna di essere vissuta”, e non è irreale, come il professor Henry Friedlander sottolinea nel suo lavoro su “Le origini del genocidio”, che il primo gruppo individuato da uccidere fu quello dei disabili ebrei – il tutto ancorato alla scienza della morte, alla medicalizzazione della pulizia etnica, alla sanificazione del vocabolario della distruzione.

La responsabilità come cittadini del mondo e come rappresentanti dei governi è dare voce a chi non ha voce, siano essi disabili, poveri, rifugiati, anziani, donne vittime di violenza, bambini vulnerabili – i più vulnerabili dei vulnerabili.

Conclusione

I sopravvissuti dell’Olocausto sono i veri eroi dell’umanità. Hanno assistito e sopportato il peggio della disumanità, ma in qualche modo hanno trovato nelle profondità della propria umanità il coraggio di andare avanti, di ricostruire la loro vita come noi abbiamo costruito le nostre comunità. Ci dobbiamo ricordare che ogni persona ha un nome e un’identità – che ogni persona è un universo – che per salvare una vita si salva un intero universo.

Ricordiamo – e ci impegniamo – e questo non deve essere una questione di retorica, ma deve essere un impegno di azione – che mai più saremo indifferenti all’incitamento e all’odio, che mai più saremo in silenzio di fronte al male, che mai più ci lasceremo andare al razzismo e all’antisemitismo, che mai più ignoreremo la sorte dei più deboli, che mai più resteremo indifferenti di fronte alle atrocità di massa e all’impunità.

Parleremo e agiremo contro il razzismo, contro l’odio, contro l’antisemitismo, contro le atrocità di massa, contro l’ingiustizia – e contro il crimine dei crimini il cui nome non si dovrebbe nemmeno nominare: genocidio.

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Cosa ci deve insegnare l Olocausto

Il ruolo della letteratura per ragazzi

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Quando si parla di letteratura per ragazzi prima o poi si rende necessaria una definizione e siamo consapevoli dei labili confini che a volte hanno fatto sì che testi nati per adulti o per ragazzi transitassero da un confine all’altro dei loro originari ambiti.
La letteratura per giovani adulti è spesso pensata come un grande abisso tra i materiali meravigliosamente emozionanti e coinvolgenti per i bambini e quelli per gli adulti, mentre i giovani adulti sono spesso sottovalutati nella programmazione delle pubblicazioni librarie. Vi è, tuttavia, un certo numero di narrativa creata appositamente per gli adolescenti che si occupa delle possibilità e dei problemi della vita contemporanea. Questi romanzi sui problemi contemporanei riflettono i tempi difficili in cui i giovani lettori stanno diventando maggiorenni, ma anche i giovani hanno bisogno di ridere di se stessi e del loro mondo e di sfuggire a questo mondo con la fantasia.

Siamo consapevoli anche del fatto che né un elemento esterno al libro come oggetto (presenza di illustrazioni, dimensioni dei caratteri, numero delle pagine, tipo di edizione), né un elemento relativo ai contenuti (semplicità o complessità del linguaggio, genere letterario, età dei protagonisti, dimensione fiabesca o realistica) sia determinante per la definizione di un testo come libro per ragazzi.
Per altro la letteratura per ragazzi non si è sottratta alla disputa sui fini. Il libro per ragazzi deve divertire o educare?
Avendo presenti le molte insidie e la riduttività insite nelle definizioni e sentendo fortemente il senso di responsabilità ogni volta che ci si rivolge alle/i giovani abbiamo compiuto alcune scelte.
Ci sembra utile tener presente l’affermazione di Bianca Pitzorno che “Ciò che definisce un libro per bambini è un insieme di fattori che possono essere approssimativamente definiti come “Il suo discorso”. Un discorso che “interessa” il bambino, e non necessariamente l’adulto, nel suo nucleo più profondo. Che trova un’eco nella sua esperienza più interiore, nel suo sistema di valori, nei suoi sforzi, se non nel suo modo di organizzare mentalmente il significato della vita”. (B.Pitzorno, Storia delle mie storie, Pratiche ed., 2002).
Ciò non significa peraltro che l’autore sprofondi nel mondo dei  ragazzi e dimentichi il suo ruolo di adulto e di educatore, perché certamente il pubblico delle lettrici e dei lettori più giovani si aspetta che lo scrittrore interpreti sì il suo mondo, ma con strumenti letterari e culturali più “ampi e complessi dei suoi”. La qualità letteraria per altro non deve essere, nella letteratura per ragazzi, inferiore a quella dei libri per adulti.
Ancora una volta ci può essere utile per definire il nostro atteggiamento rispetto alla letteratura per ragazzi/e il richiamo che B. Pitzorno fa al concetto di pedagogia nel suo significato etimologico di condurre il ragazzo, cioè di camminare al suo fianco tenendolo per mano. “Di condurlo per il mondo, parlando con lui del mondo, regalandogli la mia esperienza e accettando il dono della sua, che non vale di meno solo perché è più breve. Di camminare col bambino per mano perché stare insieme a lui è fonte di piacere, di scoperta, di appagamento” (B.Pitzorno, op.cit.).
Con una maggiore libertà nei contenuti e nella forma, la letteratura per giovani adulti si sta muovendo verso un collegamento più stretto con la letteratura per adulti, ed i lettori di questa fascia di età possono leggere libri principalmente per adulti. I cambiamenti sociali ed i mass media hanno, in qualche modo, spinto i giovani ad anticipare la maturità, o almeno una facciata di maturità. Ciò che potrebbe essere appropriatamente pensato per un ragazzo di quattordici anni è oggi più idoneo per un lettore notevolmente più giovane. Spesso, tuttavia, ciò che viene percepito come la conoscenza o la maturità è solo a livello superficiale, e i giovani lettori hanno bisogno di una grande quantità di tempo per riflettere attraverso la letteratura. Gli adolescenti sono come gli adulti “inesperti”, e la letteratura offre un rifugio sicuro per accumulare esperienza.
Attraverso la trama di un romanzo, un lettore è in grado di confermare le proprie esperienze di vita, illuminare e acquisire conoscere da quelle esperienze, e indirettamente ampliarle ed estenderle. Anche se ognuno di noi deve camminare da solo, autenticare le nostre esperienze, e rendere i nostri propri significati e il senso della verità nel mondo che conosciamo, c’è sempre una tensione tra l’unicità della persona e gli elementi comuni della condizione umana. Questa tensione è evidente nella vita quotidiana, ma si rivela più pienamente nella storia del libro. La trama è sempre stata un modo molto potente di avventurarsi al di là delle azioni con cui entriamo in contatto con persone, luoghi, idee e degli eventi di fuori del nostro range di normalità.
Al di là delle possibilità, c’è sempre la necessità di aiutare i bambini a trovare le motivazioni e il piacere di leggere.
Nella scuola la lettura è sempre stata usata dagli insegnanti come attività funzionale e strumentale, per l’utilità pratica che ne poteva derivare, soprattutto nella scrittura e nella corretta espressione. Non si è valutato il “piacere del leggere”.
Per questa ragione quando si parla di lettura a scuola si deve operare un cambiamento di ottica, bisogna abbandonare preconcetti e sovrastrutture per ridare un valore al leggere.
Si tratta di riconoscere all’atto del leggere la dimensione di libertà e anche di puro intrattenimento.
LETTURA COME ACQUISIZIONE STRUMENTALE
È sempre stato un fine primario della scuola per consentire la piena integrazione dell’individuo in una società alfabetizzata.
La società degli anni ‘50-’60 era caratterizzata da alti tassi di analfabetismo, per cui l’obiettivo prioritario era quello di insegnare a leggere sul piano strumentale e decifratorio, tanto da condizionare le modalità d’impiego del libro in ambito scolastico. Contestualmente, si accese la polemica sui manuali scolastici e i libri di lettura per le scuole elementari accusati di non stimolare in modo adeguato la riflessione e il pensiero critico e di modificare l’intelligenza e la fantasia degli alunni perché questi sono poco originali, inadeguati e privi di spessore culturale.
In passato si cerco di sconfiggere l’analfabetismo attraverso la cultura di massa garantendo a tutta la popolazione l’acquisizione di competenze di base (leggere, scrivere, far di conto). Oggi, assicurato questo traguardo, è indispensabile proporsi obiettivi più ampi e articolati cioè stimolare e potenziare peculiari processi cognitivi.
LETTURA COME ATTIVITÀ COGNITIVA
Spesso insegnamento e apprendimento della lettura è stato considerato come acquisizione di abilità tecniche quali rapidità, fluidità della lettura, cura della dizione, espressività ecc. relative, come afferma Barthes, alla mera “operazione del leggere” senza considerarla come “sviluppo dell’intelligenza critica”
In tempi recenti si è rivendicato, recuperato il significato del leggere come esercizio del pensiero , della riflessione e la capacità di critica.
Bisogna, quindi, andare oltre la semplice funzione strumentale (decodificazione) della lettura, in
quanto essa plasma ed esercita il pensiero logico , potenzia le attività cognitive generali.
LETTURA COME ACQUISIZIONE DI CONOSCENZA
La lettura ha un valore inestimabile nella formazione dell’uomo perché consente l’accesso al sapere e alle fonti più importanti della nostra tradizione culturale.
Il libro fa da tramite tra il presente e il passato, infatti nei secoli passati la comunicazione scritta, affidata al libro, ha tramandato ai posteri il sapere dei saggi e dei dotti.
Secondo Cartesio “la lettura dei buoni libri è come una conservazione con le persone più oneste dei secolo passati” che ne sono stati autori.
La lettura in passato era il mezzo di accesso al sapere, alla conoscenza, che introduceva ai segreti del mondo adulto.
Oggi invece, i mezzi di comunicazione di massa basati sull’immagine, hanno modificato la connotazione del libro quale deposito esclusivo di conoscenza umana, perché hanno reso improvvisamente disponibile anche ai piccoli un certo tipo di conoscenza del mondo adulto.
Il conoscere è garantito da molti nuovi mezzi che in certi casi esercitano una vera e propria concorrenza al libro, ad es. la cinematografia scientifica consente di accedere ad ambienti e civiltà lontane.
Spesso si assiste ad un’ottusa esaltazione del libro in contrapposizione ai mezzi di comunicazione di massa (tv). Come se tutti i libri fossero meritevoli di essere letti. Questo non è vero perché, in piena affermazione con l’industria culturale, anche il mercato editoriale obbedisce a logiche di mero consumo.
È certamente vero che la comunicazione per immagini non svolge la funzione di potenziamento del pensiero astratto come può fare il libro, ma è altrettanto vero che la comunicazione filmica, teatrale, televisiva possono veicolare conoscenze significative a volte anche in modo più efficace rispetto al libro.
Ciò che occorre sottolineare è la diversità del tipo di attività implicata: la conoscenza ottenuta attraverso il libro si distingue per:
–          Tempi più dilatati
–          Maggiore concentrazione
–          Impegno di elaborazione dell’informazione più elaborato
Inoltre la lettura procede solo in virtù dell’iniziativa di colui che legge, mentre, la fruizione di altri mezzi può avvenire anche senza vigile attenzione o concentrazione da parte del soggetto.
LETTURA FUNZIONALE
L’industria culturale vede il libro come oggetto di consumo da utilizzare in forma meramente strumentale a fini di studio, professionali, di aggiornamento e informazione.
Negli ultimi anni, si è assistito a una proliferazione di manuali volti ad addestrare professionisti, tecnici, studenti, e di metodi e tecniche di lettura veloce, produttiva e funzionale.
Senza sminuire il ruolo della lettura informativa, occorre segnalare il rischio di una caduta di interesse per la lettura gratuita, di intrattenimento e di svago.
LETTURA COME FORMA DI ESPERIENZA
La lettura che “comunica esperienza” è la narrativa, cui vengono riconosciute sia la funzione di svago e intrattenimento, sia quella di arricchimento intellettuale ed esistenziale.
Un opera narrativa (racconto o romanzo) rappresenta modi di sentire, sentimenti, atteggiamenti, opinioni, valori, diffusi in una cultura.
La finalità educativa e formativa prioritaria della lettura è la sollecitazione della coscienza critica, quindi risulta necessario “uscire” da una letteratura a sfondo educativo e moralistico basata sulla mera trasmissione di “ buoni sentimenti”.
Durante la  lettura vengono sperimentati processi psicologici  provate emozioni e passioni.
La lettura vissuta come “esperienza emotiva”, che conforta e produce sollievo all’uomo attraverso la rappresentazione e armonizzazione dei conflitti.
LETTURA COME PIACERE
Gli studiosi di problemi educativi sostengono che la forma di educazione più efficace è quella che suscita nel discente “il piacere per il testo” (piacere e gusto di leggere).
Secondo alcune teorie il piacere della lettura dipende dal personale apporto del lettore nella costruzione del significato del testo, frutto della propria sensibilità e delle esigenze psicologiche innescate dal testo stesso.
Secondo la riflessione di matrice psicoanalitica il significato del libro risiede nell’esperienza psichica che esso produce nel soggetto. E. Detti parla di “lettura sensuale” nel senso che bisogna considerare la lettura nella sua pienezza perché si legge anche con i sentimenti e con il corpo, oltre che con la mente. Lettura come immersione in un universo magico dove il lettore dimentica tutte le sue preoccupazioni per “evadere in un mondo fantastico”.

Il ruolo della letteratura per ragazzi