L’orologio di Maksim Gor’kij (inedito) seconda parte

Maksim Gor’kij

(scrittore russo, 1868-1936)

L’orologio

maxim_gorkiSECONDA PARTE

traduzione dal russo

 

IV.

Tic-tac!

Se si potesse pensare solo a questo, che cosa significa questo moto incessante, la sensazione di non esserne degni ci opprimerebbe. O che questa consapevolezza possa svegliarci, potrebbe risvegliare l’orgoglio in noi e portarci alla lotta con la vita. La vita, che ci offende: dichiariamo guerra contro di essa.

Quando la natura portò una volta  l’uomo alla fase in cui non aveva più bisogno di strisciare sul ventre, gli diede un compito – l’ideale. E da quel momento istintivamente e inconsciamente aspira sempre più in alto. Fare di questa aspirazione un essere consapevole; insegnare agli uomini che la vera felicità dell’umanità è solo quella di essere trovati nella consapevole aspirazione verso qualcosa di superiore. Non accusare se stessi di impotenza, non accusarsi di nulla. Ciò che è possibile ottenere con ogni mezzo è peccato – un’elemosina per l’indigente intellettualmente. Tutte le persone sono infelici, ma il più infelice è chi si vanta della sua infelicità. Tali persone hanno sete di dirigere l’attenzione degli altri a se stessi, ma questi sono quelli che ne sono meno degni.

L’aspirazione è il più grande oggetto della vita. Che tutta la vostra vita sia una tale aspirazione, che le ore più gloriose diventino la nostra parte.

V.

Tic-tac! Tic-tac!

“Perché dare a chi è nella miseria, e la vita sprofonda fino all’amarezza nel cuore, all’uomo la cui via è nascosta?” Questa è la domanda chiave da fare a Dio. Non ci sono oggi  più queste persone coraggiose che, nella consapevolezza di essere a livello con Dio, non temino di parlare con Dio, come Giobbe. Gli uomini pensano se stessi come esseri troppo piccoli, troppo insignificanti. Non amano la vita abbastanza, né se stessi. Temono il dolore, perché sanno che non possono sfuggirgli. L’inevitabile è una legge di natura. È un dato di fatto, e bisogna affrontarlo, che la morte dell’uomo inizia da quando vide per la prima volta la luce. Solo la consapevolezza di aver compiuto qualcosa può distruggere la paura della morte. Il percorso che si  calpesta onestamente assicura un finale tranquillo.

Tic-tac! E tutto ciò che rimane dell’uomo sono le sue opere. Le sue ore, con i desideri che esse contengono, rompono e fanno spazio ad altre ore. Le ore misurano la tua vita! Ore crudeli!

VI.

Tic-tac! Tic-tac!

In questo mondo pieno di contraddizioni, menzogne e malvagità prosperano in enorme misura. Tutto sarebbe migliore se gli uomini cercassero reciprocamente di proteggersi a vicenda, e se ognuno avesse un vero amico. L’individuo, per quanto grande, è di poco conto. La comprensione reciproca è assolutamente necessaria, perché il modo in cui ci esprimiamo è molto più debole dei nostri pensieri. Molte parole mancano all’uomo per permettergli di aprire il cuore al suo amico. Da qui nasce la perdita di così tanti pensieri importanti, perché non possiamo al momento giusto trovare le forme giuste per essi. Un pensiero nasce, e con esso, il profondo e sincero desiderio di incarnare questo pensiero in parole dure come l’acciaio. Ma le parole mancano.

Più attenzione, quindi, ai pensieri! Contribuire ad aumentare il numero di pensieri che nascono, perché i problemi non saranno ricompensati. Potete trovare pensieri ovunque, anche nelle fessure delle pietre, ci sono, per lui, che sa come trovarli. Non dipende dall’uomo se egli sarà un signore della vita, invece che uno schiavo? Se voi aveste il desiderio ardente di vivere, e la coscienza orgogliosa della vostra forza, tutta la vita non sarebbe altro che una fila di ore gloriose, dense di forza spirituale e di grande eroismo magnanimo che stupirebbero voi stessi.

VII.

Tic-tac! Tic-tac!

Lunga vita alle anime forti, gli uomini coraggiosi! Gli uomini che dedicano la loro vita alla verità e alla giustizia e alla bellezza!

Noi non conosciamo questi uomini, perché sono orgogliosi e non cercano una ricompensa. Noi non vediamo con quale gioia sacrificano il loro cuore sull’altare della verità; e come gettano un alone sulla vita dando la vista ai ciechi. È di urgente importanza rendersi conto di essere ciechi, perché ci sono troppi di loro. “Apri gli occhi per vedere l’indegnità della tua vita.”

Lunga vita all’uomo che è padrone oltre la sua nostalgia!

Il mondo intero vive nel suo cuore, e tutti i dolori e le sofferenze vivono nella sua anima. Tutto ciò che è male e brutto, la menzogna e la crudeltà, sono i suoi nemici più acerrimi. Con il cuore pieno, consacra tutte le sue ore a questa lotta, e la sua vita è ricca di gioia tempestosa, bella rabbia e persistente orgoglio.

Non risparmiarsi – questa è la verità più gloriosa sulla terra. Lunga vita all’uomo che non sa come risparmiarsi! Ci sono solo due modi di vivere: marcire o bruciare. Il vile e l’avaro scelgono il primo, il coraggioso e il generoso il secondo. Tutti coloro che hanno un senso del bello sanno dove è nascosta la grandezza.

Le ore della nostra esistenza sono vuote, ore opache. Cerchiamo di riempirle con belle atti di eroismo, senza risparmiare noi stessi! Poi verranno a trovarci ore piene di gioioso tremore, di orgoglio che brucia. Lunga vita all’uomo che non sa come risparmiarsi!

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Pseudonimo dello scrittore russo Aleksej Maksimovič Pežkov (Nižnij Novgorod 1868-Mosca 1936). Tra i più significativi scrittori russi contemporanei, Maksim Gor’kij (in russo la parola che egli scelse come pseudonimo vuol dire “amaro”) fu il biografo di se stesso in Infanzia (1913), Fra la gente (1915), Le mie università (1922). Narrò la sua difficile esistenza in maniera semplice, senza retorica, conscio che le sue difficoltà fossero quelle di molti. E fu questo forse a fare di lui un cronista del suo tempo. Visse molti anni a Capri, che amò moltissimo. Qui organizzò con altri una scuola di propaganda rivoluzionaria e lasciò i suoi ricordi nei Racconti d’Italia (1911-13). Fu amico di Lenin. Rientrò in patria poco prima della guerra mondiale e diresse il giornale La vita nuova. Diede un’impegnata collaborazione culturale alla Rivoluzione d’Ottobre che preannunciò con i due poemetti in prosa Il canto della procellaria e Il canto del falco. Malato, tornò in Italia, a Sorrento, nel 1921 su invito dello stesso Lenin e nel 1928 fu di nuovo in URSS. Nel 1936 fu eletto presidente dell’Unione degli Scrittori Sovietici.

 

L’orologio di Maksim Gor’kij (inedito) seconda parte

L’orologio di Maksim Gor’kij (inedito)

Maksim Gor’kij

(scrittore russo, 1868-1936)

L’orologio

orologi-antichiPRIMA PARTE

traduzione originale dal russo

© Atmosphere libri 2017

Io.

È inquietante ascoltare, nel silenzio e nella solitudine della notte, la bella e uniforme voce dell’orologio. Per quei monotoni suoni matematicamente esatti che segnano sempre una sola e la stessa cosa: il movimento instancabile della vita. La terra giace nelle tenebre e nei sogni. Tutto è sospeso. È l’orologio il solo che, freddo e duro, ricorda il passare dei secondi. Il pendolo ticchetta. E, a ogni suono, la vita si abbrevia di un secondo. Questo secondo, questo atomo microscopico di tempo, è stato dato a ciascuno di noi, ma non passa, non torna mai più. Da dove è venuto questo secondo e dove va a finire? Nessuno può dare una risposta. Ci sono molte altre domande che restano senza risposta, molte domande epocali, dalla cui risposta dipende la felicità della nostra vita.

Come vivremo in modo da avere la consapevolezza di non avere vissuto invano? Come faremo a vivere in modo da non perdere la fede e la forza di volontà? Come possiamo vivere sapendo che nessun secondo che passa non è mosso dall’intelletto e dal sentimento? L’orologio darà mai una risposta a questo? Oh! questo movimento senza fine! Che cosa dirà l’orologio di ciò?

II.

Non c’è niente al mondo più equanime dell’orologio. Esso ha ticchettato con la stessa uniformità al momento della nostra nascita e al momento in cui abbiamo strappato i fiori dei sogni giovanili. Dal giorno della sua nascita in poi, l’uomo si sta muovendo sempre più vicino fino alla fine e, quando si trova in extremis, l’orologio, freddo e impassibile come sempre, continuerà a contare i suoi secondi.

E se l’uomo ascolta e si percepisce questi conteggi come qualcosa di onnisciente da tutte le conoscenze. Questi toni non possono eccitare di nulla, e nulla è sacro per loro. Sono indifferente a noi, e se vogliamo vivere dobbiamo procurare un altro orologio, un orologio pieno di sentimento e pensiero, un orologio pieno di azioni, come un sostituto per le molte monotone, sorde ore della vita che suonano fredde, che uccidono l’anima con la depressione.

III.

Tic-tac, tic-tac.

Nella fretta mai doma dell’orologio non vi è alcun intervallo di riposo. Che cosa, dopotutto, chiamiamo presente? Un secondo neonato segue su un altro, e già il primo cade nell’abisso del passato.

Tic-tac, e tutto in una volta siamo felici. Tic-tac, e nei nostri cuori si versa il veleno corrosivo del dolore. E si rischia di rimanere nei nostri cuori per tutta la vita, se non vediamo subito che ogni secondo della nostra vita è riempito da qualcosa di nuovo e creativo. C’è qualcosa di seducente nella sofferenza. Si tratta di un privilegio pericoloso. Se noi la possediamo ci dimentichiamo dell’altro, il bene più alto della vocazione umana. E troviamo tante sofferenze che diventano volatili. Esse perdono il loro credito nei confronti dell’attenzione degli uomini. C’è quindi da stupirsi nel considerare la sofferenza come qualcosa di prezioso. No, dobbiamo piuttosto riempire l’anima con qualcosa di più insolito. Non dovremmo?

La sofferenza è un tesoro inutile. E non bisogna lamentarsi con gli altri della vita. Parole di conforto raramente contengono ciò per cui l’uomo desidera. La vita è più ricca, più interessante, se l’uomo cerca di combattere da solo contro tutto ciò che si oppone a lui. È solo nella lotta che le sorde e deprimenti ore della vita scompaiono.

Tic-tac! La vita dell’uomo è assurdamente breve. Come si potrebbe vivere meglio? Alcuni girano ostinatamente lontano dalla vita, altri si dedicano completamente a essa. Alla fine della loro vita i primi sono abbastanza privi di intelligenza e di ricordi, gli ultimi sono ricchi di entrambi. L’uno, come l’altro, muore, e dell’uno come dell’altro non rimane nulla, se non ha dato con gioia ad altri i tesori del suo cuore e l’intelletto. E alla loro morte l’orologio numera i suoi secondi. Tic-tac! E proprio in quei secondi nasceranno nuovi esseri umani, molti, anzi, in un secondo; ma altri non sono già più qui. E nulla rimane di loro, mentre i loro corpi ben presto si dissolvono. Non deve il nostro orgoglio ribellarsi contro questo processo automatico per cui siamo chiamati in vita per poi essere strappati fuori ancora una volta – e nulla più. Rafforziamo, dunque, durante la vostra vita il futuro ricordo di noi, cosicché qualcuno sia orgoglioso di noi, e ribelliamoci contro questa misteriosa funzione del tempo. Pensiamo alla nostra parte nella vita. Un mattone è stato posto. Da allora in avanti rimane immobile nel muro. Poi si sbriciola in polvere e scompare. È noioso e brutto essere solo un mattone, non è vero? Non siamo solo un mattone, noi che possediamo la ragione e l’anima, e assaporiamo a lungo fino in fondo tutti i nostri sentimenti in tempesta!

(i capitoli IV, V, VI e VII proseguono nella seconda parte)

gorkiy_250Pseudonimo dello scrittore russo Aleksej Maksimovič Pežkov (Nižnij Novgorod 1868-Mosca 1936). Tra i più significativi scrittori russi contemporanei, Gor’kij (in russo la parola che egli scelse come pseudonimo vuol dire “amaro”) fu il biografo di se stesso in Infanzia (1913), Fra la gente (1915), Le mie università (1922). Opere famose furono Bassifondi (1902) e La madre (1906). Narrò la sua difficile esistenza in maniera semplice, senza retorica, conscio che le sue difficoltà fossero quelle di molti. E fu questo forse a fare di lui un cronista del suo tempo. Visse molti anni a Capri, che amò moltissimo. Qui organizzò con altri una scuola di propaganda rivoluzionaria e lasciò i suoi ricordi nei Racconti d’Italia (1911-13). Fu amico di Lenin. Rientrò in patria poco prima della guerra mondiale e diresse il giornale La vita nuova. Diede un’impegnata collaborazione culturale alla Rivoluzione d’Ottobre che preannunciò con i due poemetti in prosa Il canto della procellaria e Il canto del falco. Malato, tornò in Italia, a Sorrento, nel 1921 su invito dello stesso Lenin e nel 1928 fu di nuovo in URSS. Nel 1936 fu eletto presidente dell’Unione degli Scrittori Sovietici. Il racconto L’orologio (ЧАСЫ) fu scritto nel 1896.

L’orologio di Maksim Gor’kij (inedito)

Leggere i classici fa bene: undici ragioni valide

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Non è vero che leggere i libri classici sia faticoso. C’è qualcosa nell’anima umana che ci fa desiderare di castigare noi stessi per non aver letto gli autori classici?

In un sondaggio fatto in Gran Bretagna, è emerso che solo il 4% dei britannici ha letto Guerra e pace di Lev Tolstoj, anche se il 14% avrebbe voluto leggerlo; il 3% ha letto I miserabili di Victor Hugo, ma il 10% vorrebbe leggerlo; e solo il 7% ha letto il capolavoro della letteratura americana Moby Dick, mentre l’8% l’avrebbe letto volentieri.

Il sondaggio di 1.664 adulti britannici aveva lo scopo di scoprire quali romanzi classici del XIX secolo gli inglesi avrebbero voluto leggere se avessero avuto il tempo e la pazienza di farlo. Oliver Twist era il classico più popolare nella lista, letto dal 21% degli intervistati, con Orgoglio e Pregiudizio e Piccole donne alla pari: 15% dei lettori.

Tuttavia, affermare che sia necessario avere pazienza per leggere questi libri svilisce sia i romanzi classici sia gli stessi lettori che, a quanto pare, non sono mentalmente in grado di leggerli… Il primo pensiero che sorge di fronte a un romanzo classico è quello di smettere di agire come se un libro sia una montagna. La lettura non solo è una necessità dello spirito ma soprattutto un divertimento da svolgere nel tempo libero.

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Elenchiamo undici ragioni che dovrebbero favorire la lettura dei classici:

  1. Potrete aumentare il vostro vocabolario. Vale la pena familiarizzare con le parole che riflettono immediatamente la vostra intelligenza. La lettura dei classici greci e latini, in particolare, svilupperà la vostra banca dati personale sulle parole, dal momento che molte parole italiane hanno radici in queste due lingue. L’italiano deriva dal greco e latino.
  2. Potrete migliorare le vostre abilità sociali. La lettura dei classici, in contrasto con la narrativa commerciale e anche la saggistica, porta ad una migliore percezione sociale e aumenta l’intelligenza emotiva. I romanzi sono incentrati su personaggi che possono rafforzare la vostra etica personale. Basta che sia chiara la distinzione tra i buoni e i cattivi .
  3. Saprete di leggere qualcosa di valore. I classici, e i loro temi tipicamente universali, hanno resistito alla prova del tempo; questi sono i libri in cui troviamo ancora personaggi, esperienze, emozioni, e prospettive attuali. Spesso un classico individuo è un’opera iconica all’interno di un movimento letterario o nel periodo in cui è stato scritto il libro. I classici abbracciano tutti i principali generi letterari, dal fantasy alla fantascienza, al romanticismo e anche la letteratura per bambini e ragazzi.
  4. Avrete molti più riferimenti letterari. Sarete un’enciclopedia dei principali riferimenti culturali, citando la fonte originale.
  5. Sarà possibile “premiare” voi stessi con la versione cinematografica quando hai terminato la lettura. Quasi ogni classico è stata adattato in un film. Alcune versioni cinematografiche dei classici hanno ottenuto ottime recensioni, per cui sarà stimolante valutarne le differenze con il libro.
  6. I classici offrono l’opportunità di comprendere la storia e la cultura in un determinato contesto. Gli unici sostituti per una esperienza che non abbiamo mai vissuto sono l’arte e la letteratura. Esse possiedono una meravigliosa capacità: al di là delle distinzioni di lingua, costume, struttura sociale, possono trasmettere l’esperienza di vita di una intera nazione all’altra… La letteratura trasmette un’inconfutabile esperienza condensata… di generazione in generazione. Così diventa la memoria vivente della nazione. Le grandi opere della letteratura segnano ogni periodo della storia moderna e offrono una prospettiva più accessibile su eventi storici e filosofie della maggior parte dei libri di testo.
  1. I classici sapranno arricchirvi in modo inaspettato. In una scuola media americana, si è ha scoperto che gli studenti più svantaggiati, legati a storie di disagio, perdita, si ritrovano nei romanzi classici. La lettura dei classici può anche essere una forma di terapia: uno studio dell’Università di Liverpool ha dimostrato che il linguaggio poetico, in particolare, stimola la parte del cervello legata alla “memoria autobiografica” e all’emozione. Questo tipo di attività cerebrale porta i lettori a riflettere sulle proprie esperienze in risposta a ciò che hanno letto. Questi libri ci aiutano a una comprensione più profonda della nostra esperienza di vita.
  2. I classici sfidano il cervello… in senso buono. Le funzioni linguistiche utilizzate da diversi autori classici hanno dimostrato di stimolare il cervello; per esempio, la completa lettura di Jane Austen è associata a un livello di complessità cognitiva che coinvolge la soluzione di un difficile problema di matematica. Nell’era televisiva delle fiction, potremmo aver bisogno di un materiale d’intrattenimento più stimolante. I classici sono disponibili a prezzi economici e anche gratuitamente presso qualunque biblioteca comunale, o si trovano integralmente su Internet.
  3. La conoscenza è potere. L’IQ (quoziente intellettivo) è il miglior predittore per le prestazioni di lavoro, livello di istruzione, reddito, salute, e la longevità e la lettura sono ancora considerate il modo migliore per migliorare l’intelligenza. Dunque, perché non leggere i classici? Studiando le opere delle più grandi menti della letteratura della storia umana, si costruisce la nostra conoscenza del mondo e impariamo a pensare per noi stessi.
  4. La letteratura, insieme a (forse) tutte le forme d’arte, è un retaggio distintamente umano. Si tratta, per definizione, di un’esplorazione della nostra stessa umanità, uno dei nostri più importanti strumenti di comunicazione, è una forza che riflette la nostra cultura. La parola scritta è un dono che abbiamo dato a noi stessi, e che non dovremmo dare per scontato.
  5. Iniziare la lettura dei classici fin da bambini. Ci sono molti libri per l’infanzia e per i ragazzi ma anche la lettura di racconti o romanzi adattati specificatamente per favorire la lettura ai più piccoli può abituare i bambini a sviluppare e stimolare le abilità intellettive.

 

Atmosphere libri presenta l’antologia di racconti classici Un perfetto Natale. La festa delle feste (da leggere non solo a Natale)

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Per i bambini, i classici illustrati do grandi autori della letteratura mondiale:

Il mio primo Kafka, Il mio primo Dostoevskij (da aprile 2017)

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Leggere i classici fa bene: undici ragioni valide

Lettera aperta al Presidente dell’Associazione italiana editori: qualità è meglio di quantità

downloadGentile Presidente dell’ Associazione di editori (AIE),
da editore a editore, avrei un paio di cose da dirle. Lei parte dal concetto che tutti i libri siano “arte scritta”. Qual è l’obiettivo primario delle case editrici che adesso rappresenta? Costruire romanzi che si registrano tassonomicamente come genere nella definizione “commerciale”. Libri nati per vendere, romanzi che si attaccano alla formula “buoni e veri”, basati su personaggi standardizzati i cui pensieri riflettono le banalità della vita. Ci sono tanti altri modi per promuovere un’immagine positiva della vita, di esporre se stessi al corso degli eventi e gettare nella mischia personaggi e storie al di fuori del comune. E qui si parla di un genere letterario di “qualità”.
“La letteratura di qualità è vissuta come un viaggio emozionale attraverso una sinfonia di parole che porta a una comprensione più forte dell’universo e di noi stessi.” (Huffington Post)
Se non altro, questo genere danneggia le grandi corporazioni editoriali, molto rappresentate nella sua Associazione di editori, perché sono libri che non vendono, almeno non vendono abbastanza, anche se fossero di un Premio Nobel per la letteratura. Cosa conta per i soci della sua Associazione? Il profitto. Cosa c’entra il lettore in tutto questo? Nulla, purché acquisti il libro, non importa se lo legga.
Caro Presidente, il lettore che i suoi soci prediligono deve restare fedele al principio che si compra un libro perché è scritto da un autore famoso quindi commerciale, indipendentemente dalla storia che propone e dallo stile in cui è scritto. Non si prospettano la tematica, l’ambientazione, i personaggi ma solo il nome, come quei film-cassetta costruiti sui famosi attori.
La fiera del libro di Milano che si appresta a realizzare, in contrasto con il Salone del libro di Torino, diventerà l’apoteosi del libro-carta o, meglio, della sola carta, perché non importa cosa ci sia scritto, purché sia un prodotto vendibile. Questi prodotti, ovviamente, sono a disposizione solo dei ricchi e forti gruppi editoriali che si muovono in modo molto fluido producendo libri di etichettatura che rientrino sugli scaffali di tutte le librerie (solitamente queste appartengono agli stessi gruppi editoriali) perché trovino un posto adeguato e un numero sufficiente di lettori. Questo determina l’accantonamento, nelle librerie, di tutti quei libri prodotti dall’editoria indipendente, in particolare dai piccoli editori, che potrebbero trovare un nutrito gruppo di lettori se avessero la possibilità di essere almeno sfogliati, spiegazzati, sbirciati (francamente manca questa realtà in Italia). Le librerie indipendenti faticano a sopravvivere e malvolentieri molti di esse hanno accettato di mostrare sugli scaffali libri commerciali a discapito della vasta offerta di qualità che l’editoria piccola e media di qualità propone. In un buon romanzo di qualsiasi tipo, l’immaginazione dello scrittore parla direttamente alla fantasia del lettore. Tuttavia, a voi, cioè l’Associazione italiana di editori che lei rappresenta, interessa la diffusione, la commercializzazione estrema per arrivare al lettore; avete inventato la libreria da/del supermercato che, anziché promuovere la letteratura, ha imbastardito l’acquirente (ahimè, definirlo lettore è troppo!) per vendergli un prodotto di scarsi contenuti, qualitativamente inerme, piatto, ininfluente, amorfo, asettico, cioè quel tipico libro (potrebbe valere anche per un film) che viene scordato dopo pochi minuti, non lasciando alcuna traccia nell’inconscio. Non parliamo degli sconti sul prezzo di copertina, applicati in tutto l’anno, che mortificano il lettore più intelligente. Questi sa che solo i grandi editori possono permettersi di applicare sconti sul libro. Ma questo è un altro discorso perché a lei interessa creare una fiera commerciale del libro, dove vincerà il palcoscenico piuttosto che la materia prima.
Le vostre librerie di catena solo dei contenitori dove esporre il volto dello scrittore, ma non il suo cervello, malgrado ne abbia uno in dotazione. Se si desidera che i lettori vadano più a fondo, bisogna mostrare qualcosa di più di un semplice volto. Caro Presidente, sarebbe bastato accettare la mescolanza di più generi e varietà di case editrici. C’era bisogno di andare in guerra con il Salone del libro di Torino? Capisco che la gestione di quest’ultimo sia stata poco cristallina negli ultimi anni, capisco che il Lingotto era e resta troppo caro (questa, semmai, è una lamentela che la piccola editoria avrebbe dovuto fare), ma c’era bisogno di fare una fiera del libro a Milano a distanza di un mese dal Salone di Torino? Le costava tanto scegliere un’altra data, per esempio ai primi di settembre?
Quindi, per favore, prima di dire che il Salone del libro di Torino era una kermesse antiquata, obsoleta, gestita con i piedi, non vada in giro a parlare in nome di tutti gli editori e di tutti i lettori ma agisca in qualità di rappresentante del genere di editore che l’ha scelta per rappresentarla. E se trova che la letteratura e la vendita di libri in Italia siano solo una voce da mettere in bilancio, non dovrà condannare l’editoria indipendente che ha convinzioni opposte alle sue. Siamo tutti diversi. Mi auguro, come piccolo editore, che questa volta il topolino che rappresento si salvi dalle grinfie del gatto che lei interpreta. Non è detto che un gatto sia più simpatico del topolino. Spesso è esattamente il contrario.

Lettera aperta al Presidente dell’Associazione italiana editori: qualità è meglio di quantità

Salone del libro a Torino o a Milano: i lettori traditi dall’associazione italiana editori

Folla alla 28/a Edizione del Salone Internazionale del libro presso il Lingotto, Torino, 17 Maggio 2015 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

I grandi editori hanno scelto Milano come città che ospiterà una nuova manifestazione di promozione della lettura a partire dal prossimo anno. L’Associazione italiana editori (AIE) ha deciso di abbandonare Torino e il quasi trentennale Salone del libro. Il presidente dell’AIE ha dichiarato: “L’amministrazione e la fondazione di Torino decida di fare quello che vuole”. Giuseppe Laterza, presidente della casa editrice, ha proposto di realizzare un evento alternativo per la promozione della lettura a Bologna; ma il suo appello non è stato preso in considerazione. In un successivo comunicato l’associazione ha poi inserito alcune precisazioni utili, dal loro punto di vista, per ricostruire tutte le notizie che hanno portato alla scelta di lasciare il Salone di Torino, con l’uscita dalla Fondazione che lo organizza. “Da italiani bisogna essere felici di come Milano è riuscita a rilanciarsi negli ultimi anni”. Ma chi è l’AIE? Chi rappresenta in Italia? L’AIE è l’associazione di categoria, aderente a Confindustria, degli editori italiani. Tra i suoi obiettivi l’Associazione si prefigge di rappresentare e tutelare gli editori. Quali? Gli editori aderenti all’AIE rappresentano il 90% del mercato librario italiano, cioè i grandi gruppi, Gems e Mondadori, a cui si aggiunge la Feltrinelli. I piccoli e medi editori (sono migliaia e rappresentano solo una piccola quota di mercato) si sono schierati in difesa del Salone del libro di Torino.

Il ministro Franceschini aveva espresso la speranza che l’AIE rimanesse a favore di Torino e anche l’Odei (Osservatorio degli editori indipendenti), che a Milano organizza già BookPride, aveva espresso il timore di un’eccessiva commercializzazione nel caso di un trasloco lombardo. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini è intervenuta sostenendo che duplicare e frammentare non è mai una politica di rafforzamento, anche se alla fine così è stato. Il direttore generale dell’Istituto Treccani, Massimo Bray, ex ministro dei Beni Culturali e presidente designato del nuovo Salone del libro di Torino, ha detto: “Questo Paese legge pochissimo e fa pochissimo per la lettura. E anziché elaborare una strategia per avvicinare le nuove generazioni ai libri, si spacca e inventa due saloni. Chi ci guarda da fuori riderebbe di questa situazione.” L’assessore alla Cultura del Comune di Torino, Francesca Leon, ha ribadito: “Il Salone del Libro non andrà a Milano, il Salone Internazionale del Libro si farà a Torino nelle date già annunciate. La Fondazione per il Libro e tutti gli enti coinvolti sono già al lavoro per preparare un trentesimo Salone innovativo, che avrà al centro editori e lettori in un evento che coinvolgerà l’intera città e sarà esempio a livello nazionale”.

Una decina di piccoli e medi editori si sono dimessi dall’associazione per protestare contro questa decisione pilotata dal gruppo berlusconiano della Mondadori. L’AIE organizza anche la fiera dedicata alla piccola e media editoria “Più libri più liberi” che si tiene a Roma. Il presidente Motta difende la sua scelta, pur apparendo in contrapposizione perché da un lato si è piegato alla scelta di organizzare una fiera internazione del libro a Milano, scaricando Torino, e dall’altro si fa il paladino dell’editoria indipendente, continuando a sostenere la fiera romana. Ci saremmo aspettati anche le dimissioni dal consiglio direttivo di “Più libri più liberi”. Che senso ha tradire l’editoria indipendente a Torino per poi accontentarla con la meno ambiziosa fiera romana? Purtroppo, nessuno della piccola e media editoria ha pensato, dopo lo smacco subito per il Salone del libro di Torino, di assumersi la responsabilità che la fiera annuale del libro a Roma non dovrebbe essere condivisa con l’AIE, ma con le associazioni dell’editoria indipendente. Personalmente, sarei propenso a sopprimere “Più libri più liberi” per fondare una nuova grande fiera a Roma che abbia lo scopo non solo di mostrare e vendere i titoli dell’editoria indipendente ma soprattutto che sia veicolo di pluralità alla lettura con la promozione di quei libri che faticano a entrare nelle librerie, ormai acquisite e dominate dai grandi gruppi editoriali. Insomma, una lettura più varia, più raffinata, più stimolante che possa rompere il vincolo tra i libri di serie pubblicati dalla grande editoria e i lettori. Con la decisione di fondare una nuova fiera a Milano, in competizione con il Salone del libro di Torino (le due fiere si terranno a una settimana di distanza), l’AIE ha saputo sbarazzarsi facilmente della piccola e media editoria. Perché quest’ultima non sa e non vuole sbarazzarsi dell’AIE accettando la kermesse romana con ostentata apatia?

Roma meriterebbe di meglio, una manifestazione culturale di alto livello, ma evidentemente una fiera dell’editoria indipendente, gestita dalla stessa, fa paura e anche gli indipendenti preferiscono che “Più libri più liberi” sia gestita dai padroni dell’AIE, quelli che hanno in mano la carta dei potenti editori.

 

 

 

Salone del libro a Torino o a Milano: i lettori traditi dall’associazione italiana editori

Cosa cerchi in un libro per la spiaggia?

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Il tuo libro non dovrà essere troppo lungo né avere una copertina cartonata e troppo lucida per le tue mani unte di olio solare o cadrà a faccia in giù nella sabbia. Questo libro dovrà essere abbastanza maltrattabile, senza che risulti troppo debole nell’incollatura del dorso perché non si disintegri prima di leggerlo.

Ancora più importante, il soggetto non può essere troppo cupo. Abbiamo bisogno di qualcosa che ti faccia immergere nella storia mentre stai strizzando un occhio contro il sole e il tuo cappello non copre abbastanza i tuoi occhi e sostieni il libro con il gomito sospeso, indolenzito e appiccicoso di sudore. La tua attenzione è facilmente distratta da una partita di pallavolo nelle vicinanze mentre, in vicinanza, conversazioni vagano, passando e svanendo; da un uomo dagli occhi tristi che arranca verso di te con perline colorate o custodie per telefoni cellulari che insiste per dargli almeno un euro. Gli schiamazzi dei bambini sulla battigia e un elicottero che sorvola la spiaggia. Quindi è necessario che i personaggi del tuo libro siano facilmente riconoscibili e abbastanza diversi per essere interessanti; i punti di vista devono essere chiari e stimolanti abbastanza per tenerti sveglio, ma non troppo allarmato; un ambiente che sia facilmente accessibile e, preferibilmente, attraente, e una trama avvincente.

Se sei un turista, nella lettura di un libro in una spiaggia turistica, la realtà e la finzione si fondono in una nebbia di piacere di festa, animate dal brivido di nuove esperienze e linee di profumi locali. Nei tuoi sogni e nelle tue sieste, due mondi si fondono in una dimensione che non è né reale né del tutto immaginaria.

Come può fare uno scrittore fornire per te?

Le vacanze si prestano meravigliosamente alla narrativa. Quando uno scrittore va con te in vacanza, è come se uno spettacolo speciale da sfruttare sia stato messo in scena per te. L’impostazione è ben delineata, una spiaggia con le palme sullo sfondo; un ristorante illuminato da una pista da ballo; una strada costiera tortuosa, coperta di fiori con le scogliere su un lato, e l’abisso dall’altro. Ma a volte c’è veleno nel paradiso – fatiscenti alberghi e black-out; squali e pirati; omicidi e colate di cemento…

Le vacanze hanno una struttura che rende facile la presa, e sono state utilizzate da molti scrittori per descrivere un numero infinito di crimini nei romanzi. L’inizio è l’arrivo; il lettore prende familiarità con la posizione, allo stesso ritmo rilassato come i personaggi di fantasia, ma nella seconda settimana o negli ultimi giorni diventa più urgente estrarre ogni goccia di piacere e di interesse da parte del viaggio. È facile stabilire la base sicura di una routine quotidiana e costruire un mondo fantastico – una festa, una tempesta, anche la luna piena ci sarà, perché ciò sarebbe passato inosservato nella normale vita quotidiana. Poi, se tutto va bene, il ritorno a casa potrebbe avere un senso di realizzazione o se sono state sollevati dei dubbi, un senso di disillusione. O non ci sarà alcun ritorno a casa…

Lo scrittore può giocare con i suoi personaggi perché diventino i compagni dei tuoi giorni sulla spiaggia o sul bordo di una piscina. È meglio non resistere alla tentazione di terminare la lettura perché diventi irresistibile godere di un bel mare innocente quando tanto sangue si è versato nel tuo thriller. Ciò ti appaga e rappresenta l’estasi di giornata troppo calda. Una birra gelata o una fetta di anguria coronano la soddisfazione di conoscere finalmente l’assassino, quel personaggio che non avresti mai sospettato.

Lo scrittore può mantenere il vero mondo come fanno i bambini con la costruzione di un castello di sabbia o, in mancanza di un aquilone da far volare, serve come mezzo di caratterizzazione per la tua vacanza. Ma (a parte i bambini) ciò che si vede non è quello che si ottiene: le vacanze sono il mondo falso ed effimero di qualche giorno dove tutto e tutte le storie e i patemi d’animo sono nascosti, dove un costume da bagno dà il via a un minor numero di indizi di classe, professione o il gusto di un abbigliamento che normalmente avresti privilegiato. In vacanza si incontrano persone che nel mondo reale non avresti voluto incontrare e ti innamori stupidamente, dai via il tuo cuore troppo e troppo presto perché vorresti recuperare la tua vita in un quadro limitato di tempo. Agisci senza inibizioni; metti a nudo la tua anima dopo aver fatto l’ipotesi che probabilmente mai più incontrerai quella persona di nuovo. Poi accade qualcosa – un crimine, un disastro, un incidente, o forse il tempo cambia. Reagisci, affronti la situazione o forse non fai nulla, sopravvivi o torni al tuo libro dove tragicamente qualcuno muore.

Nel frattempo la gente del posto ti guarda, ma tu non te ne curi perché la trama del tuo thriller continua…

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Cosa cerchi in un libro per la spiaggia?

Non è mai troppo presto per favorire l’amore per la lettura!

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Non è mai troppo presto per favorire l’amore per la lettura!

• Iniziate a leggere al bambino al momento della nascita.
• Lasciate che il vostro bambino giochi con il libro.
• Se il bambino a volte non sembra interessato, mettete via il libro e riprovate un’altra volta. Per avere un lettore ci vuole tempo e pazienza.
• Siate fantasiosi. Utilizzare diverse voci e le espressioni facciali quando leggete. Rendete divertente l’ascolto!
• Scegliete i libri che utilizzano la ripetizione delle parole, rime, e un testo prevedibile.
• Decidete un tempo regolare per leggere ogni giorno; anche con cinque o dieci minuti si favorisce il bambino a leggere per conto proprio.
• Prima di leggere il libro insieme, dai la possibilità al bambino di fare una ” passeggiata tra le immagini” del libro in modo che si faccia un’idea della storia.
• Lasciate che il vostro bambino giri le pagine e punti il dito sulle parole che voi leggete.
• Incoraggiate l’amore per le parole, giocando in rima e con giochi di parole, cantando canzoni stupide, o scrivendo insieme una storia.

Soddisfare la curiosità del vostro bambino

• Scegliete i libri che sostengono gli interessi del bambino, dai dinosauri ai maghi.
• Rileggete i libri preferiti del vostro bambino ogni volta che vi viene chiesto. Dopo diversi rifacimenti, chiedete a vostro figlio di raccontarvi la storia.
• Coinvolgete il bambino nella lettura facendo domande! Chiedete “cosa” nelle domande; evitate domande che richiedono un semplice “sì” o “no”. Si potrebbe chiedere: “Cosa pensi che succederà dopo?”
• Ricordatevi di dare al vostro bambino il tempo di pensare alla domanda e rispondere.
• Portate il vostro bambino in libreria a controllare i libri.
• Se il vostro bambino mostra un interesse particolare in un’immagine, parlatene insieme o soffermatevi, fate seguito immediatamente a domande e lasciate del tempo alla risposta del bambino.
• La cosa più importante, fate che la lettura sia divertente per il vostro bambino!

Non è mai troppo presto per favorire l’amore per la lettura!

Io sono un piccolo editore e sono costretto a dire no a tanti meravigliosi scrittori

libri_istock_000010604179_large_1Su Internet, si leggono spesso lettere di rifiuto inviate dagli editori agli autori. Più spesso, come nel nostro caso, non rispondiamo se il testo che ci è stato proposto non si adatta alla nostra linea editoriale. Siamo chiari con tutti: se un autore non riceve una risposta entro due mesi, il suo manoscritto non potrà essere pubblicato da noi.

Cosa sia più scoraggiante per un autore, se il silenzio o una lettera dell’editore con un tono critico o piena di ironia, oppure una mail senz’anima che dice testualmente: Siamo spiacenti ma siamo costretti a rifiutare la pubblicazione del suo manoscritto, non è dato saperlo. Nessuno è capace di spiegare a questi meravigliosi scrittori le motivazioni del rifiuto. Il motivo è semplice: decine di manoscritti arrivano in redazione, anche a un piccolo editore come me. È un grosso impegno leggere con attenzione almeno una parte di questi testi. Gli autori spesso sbagliano a formulare una sinossi, una presentazione di se stessi o spediscono i propri romanzi senza aver visionato la “famosa linea editoriale” della casa editrice:

La famosa linea editoriale … sì

“Indipendentemente dalla qualità del testo, semplicemente non si adatta alla nostra linea editoriale.”

Senza offesa per qualcuno, esiste un concetto, soprattutto quando si tratta di una piccola casa editrice. Per creare un’identità e rimanere nell’ambito delle proprie competenze, un editore preferisce pubblicare quello che ritiene meglio per vendere.

Per noi, questo è la narrativa e in particolare il romanzo poliziesco. Cerchiamo in particolare autori esordienti che abbiamo meno di trentadue anni. Lo abbiamo annunciato sul nostro sito, sul nostro catalogo, vorremmo pubblicare solo questi romanzi, soprattutto thriller incentrati sulla realtà della provincia italiana e l’umano (i personaggi passano prima dell’azione).

Eppure riceviamo manoscritti di racconti, storie, poesie, favole, saggi, di fantasia come di fantascienza da autori di tutte le età.

Poter rispondere a tutti motivando il nostro rifiuto sarebbe un impegno che non possiamo assumere. Non ci riusciremmo neanche se restassimo svegli di notte per tutte le notti del calendario.

Per molti scrittori esordienti, l’editore è una sorta di intermediario per finanziare la stampa e la distribuzione del proprio libro. Una piccola casa editrice non può avere la stessa capacità di penetrazione della grande casa editrice sul mercato delle vendite. Un autore non deve pensare a queste ultime, alle royalties, se riceve un contratto di pubblicazione dal piccolo editore. Questi non vende al supermercato, non ha decine di redattori e giornalisti dell’ufficio stampa che lavorano e si dedicano alla promozione. La frustrazione degli scrittori che vorrebbero agire come giocatori professionisti sarebbe inferiore se si comprendessero le dinamiche del mondo editoriale, costruito da una sinergia tra poche grandi case editrici e le librerie di proprietà delle stesse mentre la fetta di mercato destinata agli affamati piccoli editori è talmente piccola che non soddisfa nessuno. Non si vive di sole briciole, anche se in questo caso sono briciole di cultura. Il paradosso tra grandi e piccoli non è stato superato neanche dall’evoluzione della tecnologia che ha reso più facile l’accesso a monte della posizione di editore, ma le barriere all’ingresso sul mercato si sono rafforzate. Questo paradosso riguarda il punto di distribuzione, compromesso dalla crescita di gruppi dominanti e delle catene di librerie, e dall’espansione della produzione, ormai attestata a sessanta o settantamila titoli all’anno.

La dimensione artigianale dell’attività del piccolo editore caratterizza lo striminzito gruppo redazionale anche nelle scelte editoriali. Si lavora quais giornalmente con gli autori, stando attenti agli aspetti tecnici della produzione. Tuttavia, raramente si è in grado di elaborare questioni legali a livello soddisfacente e si hanno problemi di gestione, promozione e commercializzazione.

Un piccolo editore inizia sempre con uno o due dipendenti a tempo parziale o autonomo. Poche case riescono ad aumentare la propria forza lavoro, anche se una precedente esperienza permette di lasciare più velocemente queste condizioni minime.

Nella maggior parte dei casi, il capitale iniziale è molto basso ed è spesso disperso. Negli anni seguenti la fondazione, gli aumenti di capitale sono difficili da realizzare, per cui insorgono presto una serie di problemi: capitale insufficiente, scarso accesso al credito e difficoltà a usarlo, margine di manovra debole per un ulteriore sviluppo.

La speranza è l’ultima a morire anche per un piccolo editore. Le grandi case non sempre riescono a vedere il potenziale di un manoscritto. A volte, c’è bisogno, nel bel mezzo di una mancanza di curiosità e audacia, del giovane editore, il piccolo saccente che vuol stampare libri solo per il gusto di cercare nuovi lettori e non per guadagnarci. Qual è la realtà di una catena virtuosa del libro e della diversità culturale del piccolo editore? Le zone di incomprensione e l’ignoranza reciproca sono molte, e la convergenza degli sforzi tra editori, librai e istituzioni culturali (biblioteche, teatri, cinema, scuole d’arte…) rimane insufficiente. Non resta che, per lo scrittore esordiente (fermo restando che pubblicare a pagamento è un sacrilegio), inviare il proprio manoscritto custodendolo in una bottiglia destinata alle acque del mare perché qualcuno, alla fine, la trovi e lo legga ma, c’è da considerare, che anche molte bottiglie non farebbero che creare un eccessivo inquinamento marino. In un mondo perfetto della letteratura, l’editore dovrebbe ricevere solo una piccola percentuale di manoscritti che attualmente gli sono proposti. Aiuterebbe senz’altro l’editore a vagliare e selezionare i testi di qualità. L’autore dovrebbe maggiormente riflettere sul testo che invia. Meglio rileggere e rileggere, meglio affidarsi a un bravo editor che revisioni e migliori il manoscritto piuttosto che gettare in mare anche la più piccola speranza di essere pubblicati.

 

 

Io sono un piccolo editore e sono costretto a dire no a tanti meravigliosi scrittori

Dove posso trovare un buon editore?

case-editriciDopo aver completato il vostro manoscritto è necessario tornare indietro e rivederlo. La maggior parte degli autori fa diverse revisioni. L’autore James A. Michener ha detto una volta: Io non sono un grande scrittore, ma sono un grande masterizzatore.
Il passo successivo è una questione di dibattito e letture del vostro testo tra alcuni scrittori o grandi lettori. Alcuni scrittori sono in grado di modificare obiettivamente il proprio lavoro. Qualche beneficio dall’occhio obiettivo di un editor indipendente può essere utile. Se si pensa che si può oggettivamente modificare il proprio lavoro, allora buon per voi. Basta ricordare che oltre il 90% degli autori che tentano di essere tradizionalmente pubblicati sono respinti. Per molti scrittori sarebbe doveroso assumere un editor (o revisore) indipendente. Non solo questi darebbe informazioni preziose per rendere il vostro manoscritto migliore, ma sarebbe in grado di darvi grandi consigli sul mondo dell’editoria. Un editor è un investimento. Vi costerà (anche l’editor è una figura professionale che merita un compenso) ma ricordate, il bravo editor non si limita a correggere la grammatica. Aiuta a migliorare la storia generale. Sottolinea le contraddizioni e le incongruenze e altre cose che possono indebolire una storia. Sa cosa gli agenti e gli editori stanno cercando e sa come aiutarvi in un modo che aumenterà le vostre probabilità di raggiungere un buon risultato.

Una volta che avete un manoscritto rivisto e modificato, cercate un editore che sia specializzato nel vostro genere.

Tenete a mente che le grandi case editrici lavorano solo con gli agenti. Molte delle case editrici più piccole lavoreranno direttamente con lo scrittore, ma a mio parere la maggior parte degli scrittori trarrebbero beneficio dalla presenza di un agente letterario professionale, peraltro molto difficile in Italia per un esordiente.

Non considerate gli editori in base alla posizione geografica. C’è la posta, le e-mail, e il telefono a disposizione quando ne avete bisogno. Non avrete la necessità di incontrare l’agente o l’editore in persona, basta scrivergli.

Compilate una lettera di presentazione, una sinossi ed eventualmente l’incipit o l’intero manoscritto a seconda delle loro linee guida quando spedite il vostro manoscritto.

Non fate l’errore di mettere in copia tutte le case editrici a cui lo avete spedito. Siate professionali e rigorosi. È inutile elencare premi di poco conto ma citate solo quelli più prestigiosi se ne avete vinto qualcuno. E non citate i piazzamenti: conta solo il vincitore.

È estremamente importante la ricerca di un editore onesto con cui lavorate.

Ci sono un sacco di persone poco professionali e ignoranti nel settore editoriale. Persone di case editrici che chiedono soldi per pubblicare: lasciate perdere.

Un altro consiglio è quello di stare lontano da self-publishing. Si tratta di un vicolo cieco quasi ogni volta e non conta come credito di pubblicazione legittimo. Lasciate stare anche le versioni ebook da pubblicare su Amazon: sono rarissimi quelli che riescono a emergere trovando poi un editore che pubblichi il libro.
Nulla nel settore editoriale è assoluto. C’è più di un modo per fare le cose e ognuno ha un parere diverso. Ecco perché è importante prendere decisioni importanti sul proprio lavoro. Solo voi sapete che cosa è meglio per voi. Educate voi stessi prima di prendere qualsiasi decisione perché aumenterà le possibilità di essere pubblicati. Provate a prendere una scorciatoia e seriamente diminuirete le vostre probabilità. Diventare un autore pubblicato tradizionalmente è un’arte in sé. Non compromettete con la fretta il vostro manoscritto. La fretta fa danni. Se si agisce in fretta il vostro manoscritto finirà nei rifiuti.

Dove posso trovare un buon editore?