Predire il futuro

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La previsione è difficile, specialmente per il futuro”, ha detto il padre della fisica quantistica Niels Bohr. Le sue parole sono spesso citate – a torto – come una tautologia. Bohr non intendeva affermare l’ovvio, ma ha fatto riferimento alla natura non deterministica dei fenomeni quantistici. Sebbene il mondo microscopico dei quanti è vincolato da un insieme di leggi naturali e, a differenza della fisica newtoniana, è davvero impossibile prevedere l’evoluzione di un evento quantistico in futuro. L’unica cosa che si può prevedere è la probabilità di questo evento, o la sua “funzione d’onda”, com’è chiamato.

Ci sono lezioni da trarre da futurologi sociali dalla fisica quantistica? L’economia è un primo esempio di scienza sociale che aspira ma non riesce a fare previsioni attendibili per il futuro. Spesso l’economia è chiamata la “scienza triste”. Gli economisti non potevano prevedere il futuro, non a causa di fenomeni quantistici, ma a causa della instabilità e dell’indeterminismo di macroscopici fenomeni complessi, come i mercati e gli eventi della vita. Ma chi lo sa? Forse gli eventi imprevedibili che cambiano il percorso della storia sono legati alla fisica quantistica dopo tutto, anche se questo deve essere ulteriormente esplorato. Tuttavia, i media insistono nel chiedere le previsioni di esperti di tutti i tipi. Abbiamo bisogno dei nostri profeti e delle loro profezie; e li condanniamo quando falliscono. In definitiva, abbiamo bisogno di credere che il futuro possa essere predetto in qualche modo, per magia o tramite la scienza, da una Maga allucinante o da un supercomputer. Perché?

Dobbiamo soprattutto per i vittoriani la futurologia. Il romanzo scientifico letterario era in realtà un’estrapolazione satirica di norme e tendenze contemporanee. Il futuro è come il presente, solo con molta più tecnologia, almeno idealizzata. Jules Verne, Edwin Abbott, e HG Wells ci portano su percorsi dove le persone sono le stesse mentre tutto il resto intorno a loro cambia. Questa indebita percezione del futuro persisteva nella scienza come nella fantascienza. Mi diverte sempre quando vedo gli umani del XXIII secolo in Star Trek sono così simili a noi, e affrontano con i nostri dilemmi cultura e guerre contemporanee. Tali previsioni presuppongono che le percezioni culturali e i valori sociali rimangono costanti e quello che cambia è la tecnologia. Essi ignorano (a) la casualità e (b) che la tecnologia cambia le percezioni culturali e i valori sociali.

 

Nonostante le lacune della preveggenza umana, in campo accademico gli studi sul futuro sono prosperati in varie università di tutto il mondo. Le metodologie, come la previsione, sono state sviluppate per informare i politici preoccupati, gli imprenditori e gli investitori in merito a ciò che è da venire. Questi metodi sono diventati piuttosto sofisticati nel corso degli anni. La storia è analizzata nei computer e sono emersi alcuni modelli. Ad esempio, è stato notato che ogni volta che ci sono molti giovani disoccupati si ribella la società degli uomini, e c’è un cambiamento in politica.

Immaginiamo di tornare indietro nel tempo, al 1914. Stiamo parlando con una persona. Se questo amico immaginario dovesse chiederci: “Come pensi che sarà il mondo tra cento anni?”. “Nel 2014” potremmo rispondere,”dopo 100 anni di pace e prosperità, la gente avrà costruito case sulla luna e sulle stelle, e i nostri pronipoti andranno a lavorare su macchine volanti…”

Pochi giorni dopo, la storia invece avrebbe preso un’altra piega e sarebbe iniziato un terribile incubo con l’invasione del Belgio da parte dell’esercito imperiale tedesco che si concluderà nel 1989 con la caduta del muro di Berlino.

La complessità rende tutte le previsioni sul futuro inevitabilmente una presa in giro. Allora perché lo facciamo? Perché siamo così ossessionati nel voler predire il futuro?

Un’utilitarista direbbe che predire il futuro riduce il rischio di investimento nel presente – che è giusto ovviamente, e questo è ciò che fanno i gestori del rischio nelle banche d’investimento. Spiegazioni utilitaristiche simili valgono per quasi ogni decisione che prendiamo, ad esempio per comprare una casa (speriamo che i prezzi saliranno e non cadranno in futuro), o scegliere il lavoro, o sposarsi e avere una famiglia. C’è qualcosa circa il nostro sistema cognitivo che ci costringe a immaginare il futuro; è ciò che ha reso i nostri antenati grandi strateghi. Non possiamo sfuggire alle nostre menti: predire il futuro è ciò che ci dà forma al presente, ciò che ci rende quello che siamo e quello che decidiamo di fare – e questo è il motivo per cui lo facciamo. Ahimè, spesso è il caso che ci innamoriamo delle nostre profezie, solo per essere sorpresi e scioccati quando non si avverano.

 

Predire il futuro

Annus horribilis 2013

Annus horribilis 2013: mille anni dopo.

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I grattacieli svettano nell’atmosfera e sulle persone che si riparano le teste con gli ombrelli pubblicitari. Abitiamo la metropoli di venti milioni di cittadini da centotrenta anni, ma le medicine e i trapianti ci lasciano ben sperare in una lunga vita. In un parco invaso dai canguri nani, c’è posto anche per un cimitero, forse l’ultimo rimasto prima della legge sulla cremazione obbligatoria. Croci smunte fanno ombra a steli sconnessi. Eppure si leggono ancora alcune iscrizioni sulle lapidi, dove immagini e ricordi di altri nomi si sono spenti dopo un’incommensurabile esistenza. Era gente del XXI secolo, più di mille anni fa, che appartenevano al peggiore periodo della storia dell’uomo. Uomini senza speranza, il cui scopo era uscire dall’oblio di corruzione politica e dal narcisismo di altri uomini che si erano incarnati nei fautori del destino. Il Museo della Democrazia custodisce l’antica carta costituzionale prima che venisse superata da epoche ormai lontane. I soccorritori della Moralità e dell’Etica l’hanno recuperata durante gli scavi della settantesima linea della metropolitana. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Poche righe scolorite impresse sulla carta, per diritti ormai acquisiti da secoli nella nostra civiltà. Possibile che, un tempo, si rimarcasse la necessità di un lavoro quando oggi non c’è uomo senza lavoro e lavoro senza uomo? Come avranno vissuto quelle donne e quegli uomini nell’oscurantismo? Nulla è rimasto dopo la Grande Rigenerazione. Nomi svaniti nel nulla, potenti dimenticati dalle pagine della storia: gente morta per sempre.

Annus horribilis 2013